12 febbraio, su Atene non cala il buio. E’ una città illuminata dal fuoco della rivolta. Quando il parlamento greco da il via libera all’ennesimo piano di austerity, all’esterno, da oltre 6 ore, si susseguono gli scontri tra manifestanti e polizia. Bombe molotov da un lato, lacrimogeni dall’altro. Pochi metri separano oltre 100.000 manifestanti dai deputati asserragliati nel palazzo parlamentare a sancire la completa sottomissione alla dittatura neoliberista e la condanna alla fame per il popolo greco. Pochi metri dicevamo, eppure quella distanza è incolmabile. E’ infatti ormai abissale la distanza tra rappresentanza politica e un popolo vessato da oltre due anni di macelleria sociale. Continua a leggere