Chi decide sui nostri territori? Dall’Agro Caleno all’Alto Casertano siamo sotto attacco. Costruire comunità resistenti è l’unica via d’uscita.

Anche questo 2019 ha visto i territori martoriati della provincia di Caserta come luoghi prescelti per l’installazione di impianti di morte. Che si tratti di monnezza, o di energia, questi progetti strappano il potere decisionale sul proprio territorio ai suoi abitanti e lo concentrano nelle sole mani sporche di chi dovrà condurre l’affare milionario.

L’impiantistica “bio” come denominano i vari progetti che negli ultimi anni stanno investendo l’Agro Caleno, e l’impiantistica “eco” come la turbogas targata Edison di Presenzano, vanno guardate nel complesso con la lente dei saperi accumulati negli anni da parte degli abitanti campani. Questi impianti rispondono alla stessa logica di accumulazione nei luoghi prescelti, causando di fatto un saccheggio importante dei territori e delle risorse, dove l’impatto ambientale, le malattie, le malformità generazionali, l’avvelenamento dei terreni e dell’aria, sono “effetti di importanza secondaria” rispetto all’unico interesse predominante che è “il profitto”. In nome di questo infatti si piegano complici sindaci, istituzioni, enti sanitari e procura.

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LE PERIFERIE CONTRO LA DEVASTAZIONE AMBIENTALE ED IL BIOCIDIO!

Verso il corteo del 24 marzo a Napoli – A difesa della nostra terra: Jatevenne!
Il 24 marzo comitati e realtà territoriali da tutta la regione confluiranno a Napoli contro la devastazione ambientale.
In seguito allo scandalo uscito allo scoperto grazie all’inchiesta Bloody Money, il sistema dell’emergenza nella gestioni rifiuti diventa di dominio pubblico dando una testimonianza certa di ciò che i comitati da anni ormai dicono nelle varie lotte territoriali in tutta la regione.

L’emergenza si pone come meccanismo di accumulazione delle classi dominanti, grazie alla quale semplificando e aggirando le prassi di affidamento della gestione rifiuti fa in modo da poter affidare lo smaltimento al miglior offerente, non sulla base di una buona gestione dell’ ”emergenza”, ma sulla base della semplificazione della distribuzione dei profitti tra le classi dirigenti: politici, ditte legate alla regione e criminalità organizzata. Continua a leggere