Il movimento No Gas e il netto no al Gassificatore di Capua: Intervista al Movimento No-Gas

da You-ng – di Marco Miggiano

Intervista al Movimento No – Gas di Capua

Provincia di Caserta, Terra dei Fuochi, ex Terra di Lavoro, ex Campania Felix. Potremmo elencare ancora altri tristi appellativi per definire la martoriata provincia casertana, vittima di quel connubio tra mala politica e camorra che ha completamente distrutto le speranze di una intera popolazione. Una provincia, così come quella di Napoli, dove “il danno ambientale che si è consumato è destinato, purtroppo, a produrre i suoi effetti in forma amplificata e progressiva nei prossimi anni con un picco che si raggiungerà fra una cinquantina d’anni”, come descrive il testo della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti recentemente reso noto.

Una situazione drammatica dal punto di vista ambientale ma anche economico dovuta non solo massiccia desertificazione industriale che ha colpito la zona produttiva casertana, ma anche e soprattutto a causa della mancanza di concrete politiche di rilancio economico e di sviluppo territoriale.
Camorra, infrastrutture fatiscenti, cave e cementifici che hanno reso invivibile la zona tra il comune di Maddaloni e le frazioni della città di Caserta, alto tasso di disoccupazione in una delle provincie più giovani d’Italia dove l’emigrazione resta l’unica soluzione di un futuro migliore.
Questi e tantissimi altri i problemi che gravano sul territorio casertano, tutti al centro del dibattito odierno in vista delle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, che proveremo ad analizzare e capire tramite una serie di interviste ed approfondimenti che prendono il via da oggi.

Cercheremo di entrare nel merito di alcune delle vertenze più importanti, come quelle relative, solo per citarne alcune, alla costruzione della centrale Turbogas di Presenzano o la vendita del Real Sito di Carditello, emblema di quel territorio per secoli considerato uno dei più fiorenti di tutto il mezzogiorno italiano.
La prima tappa del nostro viaggio ci porta a Capua, antica città cuore dell’Impero Romano d’Occidente, dove il locale Movimento No Gas si sta battendo per scongiurare la possibilità che venga costruito un mega Gassificatore, destinato a trattare termicamente i rifiuti, producendo però l’effetto di un classico inceneritore.

Quando è iniziata la battaglia del movimento No Gas contro il Gassificatore che si vuole realizzare sul territorio di Capua?

Si comincia a parlare di Gassificatore già durante la campagna elettorale che ha visto l’elezione di Antropoli a primo cittadino di Capua. I primi a far uscire la notizia fuori sono stati i capuani del Comitato No Gassificatore, con una serie di dibattiti e di comunicati stampa. Da più di un anno a questa parte si sono palesate due esigenze molto forti e cioè quella di mettere in campo un movimento che non si limitasse solo a momenti informativi e a comunicati stampa, ma che sapesse costruire momenti di opposizione sociale reale al Gassificatore e l’esigenza di creare uno spazio di confronto tra le tante anime del fronte del “no” che si sono messe in relazione anche al di fuori della città di Capua. Quindi il Movimento No Gas ha poco più di un anno di vita!

Quale impatto sull’ambiente avrebbe la costruzione di questa ennesima mega opera?

Crediamo che vada ribaltata in toto la questione dell’impatto ambientale. Certo il Gassificatore, al pari di un inceneritore, tratta termicamente i rifiuti, cioè li brucia, pratica alla quale siamo fortemente contrari proprio in virtù della sua dannosità. Ma non possiamo limitarci ad affrontare la questione con la stessa ottica delle istituzioni, maggiori responsabili dello scempio della provincia di Caserta. Riteniamo quindi che più che pensare all’impatto ambientale di un singolo impianto, sia necessario capire l’impatto complessivo dell’inquinamento sulla vita dei casertani, al di la dei nuovi impianti, viviamo un territorio che è già ridotto ad una discarica di rifiuti speciali, nocivi e anche in alcuni casi radioattivi, come ad esempio i laghetti di Castelvoturno. Bisogna prima capire come siamo messi, a prescindere dai nuovi impianti e questo è uno dei campi di indagine del movimento No-Gas, proprio perché il movimento non si limita all’opposizione al Gassificatore, ma ha per vocazione naturale uno sguardo di insieme a tutto il territorio e alle sue problematiche

Avete realizzato una attenta ed interessante Mappa del danno, ovvero una “topografia critica di Terra di Lavoro”. Quanto soffre la provincia di Caserta?

La “Mappa del danno” nasce dal lavoro di inchiesta della Rete Calena Beni Comuni, soggetto nato nell’agro Caleno, zona interessata nel tempo da vari attacchi. La rete ha così deciso di stilare questa mappa tematica della provincia per allargare il lavoro di inchiesta fatto sul territorio. Da pochi giorni è anche stata pubblicata la prima relazione allegata alla mappa e cioè quella sul piano energetico provinciale. Dalla mappa e dalle relazioni si evince quello che dicevamo anche sopra e cioè che la provincia di Caserta è già fortemente e forse irreversibilmente compromessa. L’attacco generalizzato e plurimo ci presenta un disastro delle cui proporzioni forse non siamo ancora ben consci e per questo continueremo a sviluppare questo lavoro, basta andare sul sitowww.retecalenabenicomuni.org per rendersi conto di quanto grave sia la situazione.

In un recente comunicato avete definito il sindaco della città di Capua “un personaggio (isolato) in cerca di autore”, a cui si aggiunge un’altra considerazione, ovvero “che il ruolo dell’amministrazione comunale di Capua è di semplice esecutore di progetti ed imposizioni che provengono dall’alto”. Anche il sindaco Antropoli è, quindi, vittima di scelte imposte dalla Provincia di Caserta e dalla Regione Campania? O meglio, di chi è realmente la decisione di costruire il Gassificatore?

Diciamo che “vittima” non è il termine adatto, preferiamo quella di “complice” perché di complicità si tratta. Nel nostro ultimo comunicato evidenziavamo proprio la posizione del sindaco che, a livello locale, è rimasto tra i pochi a sponsorizzare ancora l’opera. Di chi sia realmente l’idea del Gassificatore è sempre un po’ difficile affermarlo con certezza in questa zona dove mai nulla avviene con chiarezza. Di certo tra i maggiori responsabili c’è la Provincia di Caserta, con il presidente Domenico Zinzi fortemente impegnato in questi ultimi mesi a prendere in mano il timone della “monnezza”. Settore, quello dei rifiuti, importantissimo e cruciale anche per gli affari della malavita organizzata e non stiamo scoprendo assolutamente l’acqua calda, le decine di arresti, di processi e di inchieste ci dicono chiaramente che dietro lo smaltimento dei rifiuti, dalle discariche agli impianti, c’è la longa manus dei poteri forti che controllano il territorio. Anche per questo riteniamo che l’opera sia estremamente dannosa, non sappiamo e non potremo mai sapere con certezza chi c’è dietro, come funzionerà, cosa brucerà, insomma i motivi per opporsi al Gassificatore sono tantissimi.

Il vostro è un movimento eterogeneo, costituito da soggettività completamente diversificate tra di loro: dall’agricoltore che non vede futuro per la sua terra, alla mamma che partecipa alle iniziative in piazza con i propri figli, passando per quei religiosi vicini alla causa ed esponenti di locali associazioni ambientaliste e centri sociali della zona. Quale elemento accomuna questa moltitudine in lotta?

Anche se il collante di tutte queste esperienze ad un primo sguardo potrebbe sembrare la semplice opposizione al Gassificatore e cioè una vicenda schiacciata esclusivamente sul suo vertenzialismo, in realtà il collante del movimento sta proprio nella capacità e nella necessità di generalizzare le singole lotte per approdare ad un unico movimento provinciale a difesa del comune. Ne sono esempio l’assemblea provinciale di Carditello fatta qualche mese fa e il costante lavoro di confronto e collaborazione con le altre lotte che stanno nascendo sul territorio, come ad esempio la lotta contro il digestore anaerobico di Santa Maria e la centrale a turbogas che l’Edison vorrebbe costruire a Presenzano.

Avete avuto il merito di aver costruito, intorno a questa battaglia, un immaginario, un immaginario che è divenuto un movimento partecipato. Un movimento che spesso ha trovato punti di accordo e di complicità con il più conosciuto movimento No Tav della Val di Susa. Un filo conduttore che dai monti torinesi giunge sino alle campagne intorno a Capua. Cosa accomuna queste due lotte così lontane da un punto di vista geografico ma in realtà più vicine di quanto si possa pensare?

L’attenzione e la vicinanza al movimento No Tav parte da molto prima della vicenda Gassificatore e cioè da quando tutto l’agro Caleno fu investito da una serie di lotte a difesa del comune (piattaforma per rifiuti industriali e discarica provinciale a Pignataro Maggiore, discarica di Carabbottoli, centrale Turbogas di Sparanise), è in quel periodo che vengono valorizzati e indagati i rapporti all’interno delle comunità, che si lavora per creare cooperazione sociale e comunità resistenti, come ha dimostrato bene nel tempo l’esempio di Pignataro. Questo il più importante punto di congiunzione e cioè la necessità di far in modo che le comunità riescano ad auto emanciparsi dal basso, tramite la democrazia diretta! Oltre a questo ci accomuna una battaglia che, non (solo) dal punto di vista ideologico, ma materiale, è anticapitalista: lottare contro il Tav, lottare contro il Mous in Sicilia,o lottare in Campania contro il disastro ambientale, significa scavare una trincea per difendere e dalla quale attaccare, questi progetti nati e sviluppati per gli interessi del grande capitale. La battaglia No Tav resta ad ogni modo un nostro punto di riferimento essenziale anche per la natura “periferica” della valle e la capacità dei valligiani di rompere l’isolamento di questa periferia, trasformando la lotta No Tav in una lotta di carattere nazionale o addirittura europeo. Certo nel nostro caso c’è ancora tantissimo da lavorare. I nostri fratelli valligiani, già scesi varie volte, torneranno in provincia di Caserta il 17 febbraio per presentare il libro “A sara’ dura – storie di vita e di militanza No Tav”!

Quanti piccoli e nascosti “SI” ci sono dietro quel “NO GAS”?

Ce ne sono tanti e non sono nemmeno tanto nascosti, come tutte le comunità campane che in questi 20 anni hanno lottato, anche noi crediamo che l’alternativa al ciclo combinato dei rifiuti sia il riciclo, il riuso e la riduzione a monte della materia. C’è di sicuro il “si” all’autodeterminazione delle comunità di Terra di Lavoro da anni sotto lo scacco di politica e malaffare. C’è infine il “si” più grande e cioè quello della dignità, troppo spesso e per troppo tempo mortificata, per questo continueremo nella lotta fino alla vittoria.