A fronte dei soliti rituali che accompagnano l’otto marzo, frutto di una società lobotomizzata che ha trovato nella frivolezza dei festeggiamenti la sola risposta ai problemi reali, ci sembra necessario ribadire che l’unica cosa che non ha senso fare, è proprio quella di festeggiare, visto che, tra statistiche e cronaca nera, la donna ne esce ancora da subalterna. Sottopagate, sottoimpiegate, licenziate spesso se incinte e disoccupate nel lavoro , 23 donne uccise dall’inizio del 2012 per stragi di “appartenenza”, tantissime altre che rimangono nel silenzio per tentate stragi di “possesso”. Se proprio ha un senso l”8 marzo del 1911 è quello della celebrazione della prima giornata internazionale della donna, proposta dalla socialista e femminista Clara Zetkin, nata in seguito alla seconda Conferenza Internazionale del lavoro delle donne nel 1910 a Copenhagen; molte furono le donne che scesero in piazza per i propri diritti , e se ha un senso essere in strada, in questo giorno, non è di certo per festeggiare ma per reclamare e prenderci quello che ci spetta.
E se negli anni ’60 –’70 la donna-vittima era simbolo di una lotta politica per rompere gli schemi di una società patriarcale dove non aveva alcuna voce in capitolo, ad oggi, sia gli uomini che le donne sono chiamati non alla vittimizzazione, ma alla “RESISTENZA” contro la politica della BCE, contro il binomio Napolitano-Monti, contro le politiche delle grandi opere, per riprendere in mano la dignità di donna e di uomo. È in questa direzione che vediamo da stamattina le donne NOTAV della Valsusa ritrovarsi a Susa per un iniziativa simbolica e per ribadire, anche oggi, le ragioni di opposizione alla TAV.
Solidali all’iniziativa, consapevoli che l’unica soluzione in tutto l’anno, sia l’autodeterminazione e la lotta per i nostri diritti, crediamo siano questi i motivi dare un senso a questa data.
le compagne di terra di lavoro
C.S.O.A. TEMPO ROSSO