12 febbraio, su Atene non cala il buio. E’ una città illuminata dal fuoco della rivolta. Quando il parlamento greco da il via libera all’ennesimo piano di austerity, all’esterno, da oltre 6 ore, si susseguono gli scontri tra manifestanti e polizia. Bombe molotov da un lato, lacrimogeni dall’altro. Pochi metri separano oltre 100.000 manifestanti dai deputati asserragliati nel palazzo parlamentare a sancire la completa sottomissione alla dittatura neoliberista e la condanna alla fame per il popolo greco. Pochi metri dicevamo, eppure quella distanza è incolmabile. E’ infatti ormai abissale la distanza tra rappresentanza politica e un popolo vessato da oltre due anni di macelleria sociale.
Eppure la strenua e generosa resistenza del popolo greco rimanda a dei nodi ormai non più rinviabili. E’ palese infatti che non può bastare una lotta, seppur come detto tenace, basata esclusivamente sulla resistenza. E’ impellente l’esigenza di forme organizzative antagoniste capaci di diventare immediatamente forza costituente. Se non si ha la capacità di passare dalla mera lotta di resistenza a forme di contro-attacco e riappropriazione quella spinta conflittuale, che tanto ci ha fatto sperare, rischia di crollare sotto i colpi sempre più duri delle elites liberali.
L’altro compito fondamentale spetta a noi. La Grecia ha bisogno di solidarietà, ha bisogno di non restare sola. Qualcuno diceva che “non c’è solidarietà senza rivolta”. Ebbene si, queste rivolte hanno bisogno di uscire dagli ormai troppo stretti confini nazionali. E’ l’Europa da agire come terreno di conflitto. Spetta a noi, quindi, il compito di illuminare anche le nostre strade con il fuoco della rivolta. E’ questa l’unica solidarietà concreta che possiamo dare ad un popolo, come quello greco, che, seppur massacrato, è ancora in piedi!
Assemblea Autonoma Terra di Lavoro