Provincia di Caserta – laboratorio dell’attacco ai beni comuni

La provincia di Caserta laboratorio dell’attacco ai beni comuni

Costruiamo dal basso la risposta all’esproprio dei territori!

Il nostro territorio, la provincia di Caserta, non è certo nuovo ad attacchi ed espropri da parte del capitale, che distrugge e devasta, mettendo a profitto rifiuti, cave, beni comuni, anzi su tutto il territorio intere generazioni sono cresciute sull’onda di movimenti a difesa dell’ambiente e della salute. La novità, ai tempi della crisi globale, sta nell’acuirsi dei meccanismi di rapina e di cannibalizzazione dei territori, utilizzati come veri e propri “laboratori di sperimentazione”, dove il capitale mette in essere nuove strade per l’accumulazione di profitto. Queste vere e proprie “zone franche”, dove il capitalismo armato mette in piedi le più sopraffini strategie di controllo e di impoverimento dei beni comuni, sono, come la provincia di Caserta, di solito “periferia della periferia” delle metropoli e delle aree metropolitane meridionali, territori dove è possibile attuare lo sfruttamento delle risorse e l’esproprio dei territori in condizioni di assoluta tranquillita’ e liberta’ di azione.

Caserta fornisce terreno fertile al radicamento di organizzazioni d’impianto camorristico che possono tranquillamente far attecchire i propri progetti di speculazione selvaggia, questi si esprimono in disparate forme, andando a gravare su vari livelli.

In primis viene deturpato l’assetto urbanistico delle nostre città e periferie, le seconde soprattutto possono essere sedi di grossi impianti, in quanto fuori dalla portata visiva dei “buoni cittadini” dediti ad attività che li tengono ben lontani dalle zone extra-urbane; inoltre l’accelerazione di tale processo risiede negli strumenti “legali” messi a disposizione dei gentili investitori: intendiamo PRG poco chiari e molto “flessibili”, anzi potremmo definirli del tutto aderenti alle necessità del momento, facendo oscillare a piacimento gi indici di costruzione e variando a seconda dell’esigenza la zonizzazione delle aree della nostra provincia. S’innesca un meccanismo di graduale impoverimento e deperimento delle risorse che ha come unico risultato una decrescente salubrità dell’ambiente! L’essere umano immerso in questo tipo di habitat, subendo le ripercussioni di tale inquinamento, viene a scontrarsi con gravi forme di malattie,quelle di natura oncologica costituiscono la massima (ma non l’ unica) espressione della grave ed irreversibile alterazione dell’ecosistema. Eppure nella nostra provincia non esiste un registro che quantifichi la mole di malattie oncologiche che investe la popolazione!

Seppur queste strategie sono state vincenti per molto tempo, come ad esempio la Centrale Nucleare sul Garigliano, la devastazione dell’intero litorale Domitio, la nascita del business dello smaltimento illegale dei rifiuti industriali del nord, è anche vero che sul piano dei movimenti e delle lotte, questi territori sono diventati anche terreno di “sperimentazione” dei conflitti. Infatti possiamo affermare che fenomeni come le resistenze campane contro la crisi rifiuti (Terzigno, Acerra, Chiaiano, Pignataro), la nascita dei movimenti di disoccupati, le rivolte dei migranti di Castelvolturno e di Rosarno, sono il naturale svilupparsi di forme di resistenza e di riappropriazione da parte di chi abita e vive questi territori. Analizzando specificatamente la situazione attuale in merito all’attacco al territorio e alla crisi rifiuti, ci troviamo con un attacco sistematico dislocato su gran parte dell’Agro Caleno e dell’Agro Stellato, nei cui territori, oltre allo Stir di S. Maria C.V., alle discariche di Marruzzella e di Ferrandelle, alla centrale a Turbogas di Sparanise, si devono sommare almeno altri 4 grandi impianti tra digestori anaerobici, inceneritori e centrali a biomasse. Una situazione che è a dir poco allarmante, se pensiamo che storicamente, da millenni, questa porzione di campania è una delle terre più fertili d’Italia, ma anche come dicevamo una delle più martoriate e questo accanirsi della speculazione è un palese colpo di grazia ad un territorio gia fortemente provato dall’attacco del capitale. E’ anche vero però che su tutto il territorio, da S. Maria C.V. a Capua, all’Agro caleno, fino all’alto casertano, si stanno palesando e stanno nascendo, movimenti dal basso per la creazione di conflitti, di resistenza e di difesa.

Ad oggi agiscono sul territorio gli embrioni di almeno una decina di soggetti reali formati dalle popolazioni che agiscono e mettono in piedi percorsi di emancipazione e di difesa. Nasce quindi naturale l’esigenza di mettere in relazione e in connessione le varie esperienze nate e attive su tutto il territorio, per fortificarle e per creare un fronte unico di resistenza e di difesa dei beni comuni. Crediamo sia necessario mettere in connessione le esperienze di lotta anche per cercare di imporre dal basso alla controparte scelte che vadano in direzioni diverse dall’attuale. Certo non siamo a zero, anzi, da oltre dieci anni i movimenti campani spingono affinche realtà come la raccolta differenziata porta a porta ,il riciclaggio, il riuso, diventino il cardine delle politiche in merito alla questione rifiuti. L’idea di avviare i territori verso pratiche che parlino di “rifiuti zero” resta ancora il denominatore comune per connettere le lotte e per avere in agenda proposte fattive e soprattutto nate dal basso dalle esperienze e le lotte delle popolazioni. Per questo motivo ci confrontiamo e pratichiamo le esperienze di lotta nate sul territorio, sempre spingendo pratiche e costruzione di conflitti dal basso, solo la partecipazione delle persone, con processi democratici può portare un miglioramento delle condizioni attuali,o quanto meno puo’ renderci piu’ forti nel sottrarci ai ricatti e agli espropri del capitale!

CSOA TEMPO ROSSO – TERRA DI LAVORO